Franco Vanni «Proprio nel momento in cui il glicine entrò nel paesaggio, sentì il primo scoppio. Un colpo secco e senza corpo. Uno sparo di pistola. Poi l’incomprensibile urlo di un uomo. Quindi il secondo colpo, simile al primo.»
Due colpi di pistola, all’alba, spezzano il silenzio e la quiete del lago di Como.
Un uomo viene trovato morto, riverso sul tender della sua barca a vela al largo di Pescallo, nel comune di Bellagio. A uccidere il ricco imprenditore Filippo Corti, detto «Il Filippino», è stato un proiettile sparato nel giorno del suo quarantesimo compleanno. A bordo con lui c’erano i suoi tre migliori amici e nessun altro: due uomini e una donna.
Chi ha sparato e perché?
«Il Filippino è un grandissimo figlio di puttana», dicono quelli che lo hanno conosciuto. Uno che la fortuna se l’è costruita da sé, a qualunque costo. I suoi tre amici no, sono cresciuti nell’agio. Ma nulla è come sembra, proprio a partire dalla verità sulla misteriosa figura del Filippino e dalla sua pericolosa corsa verso il successo, finita in tragedia.
A indagare sull’omicidio è Steno Molteni, ventisettenne giornalista del settimanale milanese di cronaca nera «La Notte». Dalla stanza 301 dell’Albergo Villa Garibaldi, dove vive e in cui la sera lavora come barista, raggiunge al lago la bella Sabine, fotografa di origini eritree. Gli interrogatori ufficiali e i sopralluoghi sulla barca invece sono portati avanti da Salvatore Cinà , maresciallo dei carabinieri di Bellagio prossimo alla pensione.
Due indagini parallele, nel contesto meraviglioso del lago italiano piĂą famoso nel mondo. Due veritĂ diverse, destinate a incontrarsi.
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