La coda di paglia

Guido Piovene
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Quando uscì, nel 1962, La coda di paglia fu definito un autodafé. È curioso rileggere oggi quelle pagine e quegli avvenimenti appassionanti, senza passione. È come se, ai nostri occhi, i pensieri dello scrittore rivelassero una verità più profonda, meno contingente, più radicata alle ragioni e alla dignità di essere uomini. In questo soprattutto consiste la sua sorprendente attualità: nel fornire delle risposte al ruolo della testimonianza, quando non si voglia abdicare alla morale o alla intelligenza. Alle polemiche sollevate intorno a quegli anni sulla sua collaborazione al fascismo, Piovene rispose con un lungo saggio, che apre questo volume, come un esame di coscienza fatto senza misericordiose indulgenze, con il solo intento di pervenire alla vera motivazione di certi suoi incredibili comportamenti: come ammettere la difesa della razza o incensare smaccatamente Mussolini. In realtà, lo scrittore, senza per questo giustificarsi, cerca di sondare quel se stesso di allora contraffato, come se avesse voluto porre tra la sua verità e la retorica vacua di quel mondo anche le proprie menzogne. Come se il sofisma fosse: è così tutto esagerato, che nessuno dotato di un pò di senso comune può crederci. Ma a Piovene non importa tanto rispondere alle accuse, adducendo attenuanti o discolpe, quanto ricercare, nella bruta concretezza dei fatti, un modo di resistere alle provocazioni dalla realtà, svelandone i meccanismi, tenendo sempre desta l'intelligenza. Nasce così, con questo libro, un Piovene diverso, come segnato da un rimorso protratto; lo scrittore delle psicologie ambigue, delle casistiche religiose, cede al pessimismo della ragione, senza tradire la sua religiosità di fondo mentre il narratore dà spazio al saggista, uno dei maggiori di questo secondo Novecento.
Genres:
588 Pages

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