Alessandro Zaccuri Perché il serial televisivo Millennium si apre con una lezione sulla poesia di Yeats? Che cosa ci fanno Dante, Chaucer e Tommaso d’Aquino in un thriller cinematografico come Seven? E come mai, al contrario, la letteratura è la grande assente in Titanic, il film-simbolo di fine millennio? Sono alcune delle domande alle quali risponde questo saggio insolito e provocatorio, che invita a considerare il cinema e le altre forme di narrativa popolare (compresi, per esempio, i romanzi di Stephen King) come una prosecuzione della critica letteraria con mezzi diversi – ma non per questo meno efficaci – di quelli che siamo abituati a considerare. Nel complesso, la “critica” proposta dal cinema trasforma la letteratura in un sapere arcano o, meglio, in una scienza occulta priva di contatti con la quotidianità , ma sorprendentemente utile nel momento in cui occorre dare la caccia a serial killer e maniaci vari. Nel suo ridurre i classici a qualcosa di lontano, inaccessibile e minaccioso, il cinema è però in buona compagnia, come dimostra il consolidarsi di una critica letteraria sempre più intenzionata all’esaltazione del sublime, del remoto, dell’ineffabile.
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