Tre volte no. Memorie di un uomo libero
Boris Pahor Quand'era bambino, all'improvviso a Trieste divenne proibito parlare sloveno. All'epoca, Pahor poteva opporre soltanto la forza del suo disperato stupore. Solo anni dopo ha capito l'impatto lacerante del fascismo e il suo tentativo di privare un popolo della propria identità . Attraverso i ricordi diretti (l'incendio della Casa di cultura slovena, le bocciature perché non sapeva l'italiano, gli attentati ai capi della comunità ), il grande scrittore triestino ricorda ai troppi che vogliono dimenticare che il fascismo non fu tollerante, ma incarnò un male duro e oppressivo, non dissimile dal nazismo. E spiega per quale motivo fu tra i primi a denunciare le vittime politiche delle foibe perché ha compreso, sulla propria pelle, che sotto la bandiera nazionale i regimi totalitari assumono solo il colore dell'odio e della violenza.
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